Il Cortile dei Gentili

10-11 giugno 2016

Polo territoriale di Lecco del Politecnico di Milano - Aula Magna

Il dolore innocente

Incontri, riflessioni, dialoghi tra credenti e non credenti

 

Note organizzative

L’ingresso alla manifestazione è gratuito.
La segreteria è a disposizione per informazioni e accrediti tel. 031-582420 da lunedì a venerdì dalle 9 alle 16.
Per prenotazioni scrivere a [email protected] indicando nome, cognome, telefono e numero dei posti da riservare.

Promotori

La Provincia di Lecco, Fondazione della provincia di Lecco, Politecnico di Milano - Polo territoriale di Lecco

Cortile dei Gentili

Il “Cortile dei gentili” è una struttura del Pontificio Consiglio della Cultura costituita per favorire l’incontro e il dialogo tra credenti e non credenti. La denominazione del cortile ha un valore simbolico e si riferisce allo spazio che nell’antico Tempio di Gerusalemme era riservato ai non-Ebrei (i Gentili). Mentre ascoltavano i canti e seguivano la liturgia del culto, potevano interrogare i maestri della Legge sul mistero e la trascendenza, la religione e il Dio a loro “sconosciuto”.
A distanza di oltre 2000 anni Papa Benedetto XVI ha voluto riproporre con forza l’attualità e la funzione di questo “spazio” af nché uomini con diverse culture ed esperienze, possano ritrovare il senso di un’autentica fraternità e le risposte alle grandi domande del nostro tempo.
Ad aggiungere nuovo stimolo è poi arrivato nel marzo 2013, il pensiero di Papa Francesco, un uomo che anche alla luce delle sue origini e della sua cultura, ha sottolineato il valore del dialogo «anche con quanti non riconoscendosi parte di alcuna tradizione religiosa, cercano sinceramente la verità, la bontà e la bellezza che per noi trovano la loro massima espressione e la loro fonte in Dio».
Oggi il “Cortile dei gentili” è diventato una realtà, una nuova “frontiera” dove uomini, studenti, bambini e personalità impegnate sui versanti della cultura e della fede, credono che dal dialogo possa nascere una comunità più accogliente e fraterna.


Cardinale Gianfranco Ravasi

Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, è nato a Merate (Lecco) il 18 ottobre 1942 ed è originario di Osnago (Lecco).
È stato ordinato sacerdote dell'arcidiocesi di Milano dal cardinale Giovanni Colombo il 28 giugno 1966. Dopo aver perfezionato gli studi biblici a Roma, alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Istituto Biblico, ha insegnato esegesi dell'Antico Testamento nella Facoltà teologica dell'Italia Settentrionale e nei seminari della sua diocesi. Nel 1989 è stato nominato prefetto della veneranda Biblioteca-Pinacoteca Ambrosiana, la prestigiosa istituzione culturale milanese fondata nel 1607 dal cardinale Federico Borromeo. Il 3 settembre 2007 Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo titolare di Villamagna di Proconsolare e Presidente del dicastero della Cultura e delle Commissioni per i Beni Culturali della Chiesa e di Archelogia Sacra. Il 29 settembre dello stesso anno, nella basilica Vaticana, gli ha conferito l'ordinazione episcopale.

 

La sua vasta produzione letteraria ammonta a circa centocinquanta volumi, riguardanti soprattutto argomenti biblici e scientifici, opere particolarmente amate dai lettori per la capacità di interpretazione dei testi sacri, per la chiarezza e la finezza letteraria e poetica.
Nel 2007 l'università di Urbino gli ha conferito la laurea honoris causa specialistica in antropologia ed epistemologia delle religioni. Nel 2010 è stato annoverato tra i soci onorari dell'Accademia di belle arti di Brera e insignito del diploma honoris causa di secondo livello in comunicazione e didattica dell'arte.
Dal marzo 2012 è anche Presidente della Casa di Dante in Roma, associazione culturale che ha lo scopo di diffondere la conoscenza dell'opera e della figura di Dante sia in Italia che all'estero.

Da Benedetto XVI creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 20 novembre 2010, della Diaconia di San Giorgio in Velabro. È Membro della Congregazione per l'Educazione Cattolica e dei Pontifici Consigli per il Dialogo Interreligioso e per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

 

Ti porto come una ferita
sulla fronte che non si rimargina.
Non sempre duole. E il cuore
non ne muore dissanguato.
Solo talvolta sono di colpo accecato e sento
del sangue in bocca.
Gottfried Benn
(Traduzione di Paola Quadrelli)

 

Programma

Venerdì 10 giugno

ore 9,00

PRESENTAZIONE

Mario Romano Negri, Presidente Fondazione per la provincia di Lecco.

ore 9,30

INTRODUZIONE AL CORTILE

Card. Gianfranco Ravasi, Presidente Pontificio Consiglio per la cultura.

ore 10,00

“IL CORTILE DEGLI STUDENTI”

Albert Espinosa incontra gli studenti delle scuole superiori

ore 10,30

SCIENZA E COSCIENZA

Silvano Petrosino, filosofo, studioso dei legami tra la struttura della razionalità e la dimensione morale dell’agire umano.
Carlo Modonesi, biologo che si occupa di ecologia umana alla luce delle sue implicazioni per la salute pubblica.

Modera il dibattito: Gad Lerner

ore 11,45

TESTIMONIANZA

Fiamma Satta, giornalista, colpita a 35 anni dalla sclerosi multipla. Per Vanity Fair segue le rubriche “Fuoco e Fiamma” e “Ritorno di Fiamma” dedicate a spunti e riflessioni personali su temi di attualità̀. Per la Gazzetta dello sport, invece, cura il blog “Diversamente affabile” dedicato ai temi della disabilità.

ore 14,30

IL DOLORE INNOCENTE

Carlo Sini, Filosofo milanese, accademico dei Lincei, ha insegnato per molti anni alla Università Statale di Milano.
Gad Lerner, giornalista e scrittore italiano, nato a Beirut da famiglia di origini ebraiche. In televisione ha lavorato per La7 come conduttore di Tg e come presentatore di programmi di attualità. Ha scritto per il Corriere della Sera e per la Repubblica.

Modera il dibattito: Fiamma Satta, giornalista

ore 16,00

TESTIMONIANZA

Albert Espinosa, spagnolo, autore di “Braccialetti rossi”, lui stesso è stato un ragazzino lungodegente in ospedale e a causa di un osteosarcoma ha perso una gamba, un polmone e un pezzo di fegato. Oggi è un apprezzato scrittore e autore teatrale.

ore 17,00

OPPORTUNITÀ E CONFINI DELLA RICERCA SCIENTIFICA

Mons. Angelo Bazzari, Presidente Fondazione Don Carlo Gnocchi
Umberto Curi, filosofo specializzato in filosofia moderna e contemporanea. Tra le sue rifleessioni il rapporto tra l’amore e la morte, il dolore e il destino

Modera il dibattito: Vittorio Colombo, Responsabile edizione La Provincia di Lecco

ore 21,00

INCONTRO CON

Alessandro Bergonzoni, scrittore e regista

Sabato 11 giugno

ore 9,00

IL SOLLIEVO DALLA SOFFERENZA COME DIRITTO UNIVERSALE DELL’UOMO

Vincenzo Valentini, direttore della radioterapia e del dipartimento di oncologia ed ematologia, Fondazione policlinico universitario A. Gemelli di Roma
William Raffaeli, Presidente Fondazione ISAL - Istituto per la Ricerca sul Dolore
Mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Ionio

Modera il dibattito: Emilio Carelli, giornalista e Presidente Fondazione Gigi Ghirotti

ore 10,30

FACCIA A FACCIA COL DOLORE

Alberto Giannini, medico rianimatore, responsabile della terapia intensiva pediatrica della Fondazione IRCCS Ca’ Granda - Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
Lidia Maggi, pastora valdese
Mauro Marinari, fondatore Associazione Fabio Sassi - Airuno
Franco Molteni, Villa Beretta, Costa Masnaga, Lc
Alda Pellegri, La nostra famiglia, Lecco

Modera il dibattito: Emilio Carelli

ore 12,30

CONCLUSIONI

Massimo Bray, Direttore Generale Istituto dell’Enciclopedia Italiana Giovanni Treccani
Giovanni Azzone, Rettore del Politecnico di Milano
Diego Minonzio, Direttore de La Provincia


Quando si rompe l’intero

L’idea di partenza del nostro dibattito riguarda il significato da attribuire al dolore, specie quando riguarda la persona innocente e le compromissioni insostenibili. La necessità di una riflessione su questo tema interpella acutamente la coscienza del credente, non meno che quella del non credente. Ha senso sopportare il dolore, la menomazione, il deficit cognitivo, e sino a quale soglia? Di fronte a queste situazioni, la scienza, la filosofia, la religione possono dialogare? Quale è il ruolo della medicina, della cura e della riabilitazione, quale libertà viene messa in gioco?

 

Il dolore è come una crepa, un seracco, una ferita, che seppur chiusa continua inspiegabilmente a sanguinare. Il dolore è la rottura dell’intero. É un peso che mette all’angolo la nostra convinzione di essere immortali e ci lascia senza parole, incapaci di raccontarlo. «Se la felicità è un sandalo che corre ha scritto Fabrizio Caramagna -, il dolore è un chiodo fissato nel muro».
Ma le persone che vengono investite dal dolore si somigliano. Il loro corpo subisce una mutazione e le loro “smorfie” segnano l’inizio di una nuova “forma” che li farà adattare alla voragine che si è appena aperta. Pare che il baricentro del corpo si sposti altrove, spinga in avanti, proteso a cercare un nuovo punto di appoggio o – forse – ad elemosinare una “risposta” da chi ci passa accanto, una risposta che spesso, però, non arriverà mai.

Quanto è grande il dolore? Per i malati terminali, il dolore non solo fisico è totale, affonda le sue radici ovunque, perché inquina la fonte della vita. Ma il dolore è grande per ognuno, tant’è che tutti come osserva amaramente Honoré Balzac hanno la pretesa di soffrire molto più degli altri, crogiolandosi in una sorte di “elogio” del dolore.

Già, l’elogio del dolore. É un genere letterario, filosofico, e soprattutto teologico, buono per qualcuno, in qualche momento della vita, capace di suscitare una sfilza di immagini anche nei grandi pensatori: «il dolore come gran maestro degli uomini sotto il cui soffio si sviluppano le anime» (Marie von Ebner-Eschenbach); il dolore di chi «capisce che i dolori, le delusioni e la malinconia non sono fatti per renderci scontenti e toglierci valore e dignità, ma per maturarci»

(Hermann Hesse); il dolore di coloro per cui «le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza e i caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici» (Khalil Gibran).
Ma c’è davvero bisogno del dolore, della frattura, della ferita? É inevitabile sollevare il coperchio al dolore? «Il dolore scriveva Cesare Pavese è una cosa bestiale e feroce, banale e gratuita, naturale come l’aria». Meno cruda – ma ugualmente efficace – l’immagine di Fernando Pessoa, con la sua metafora delle navi dirette verso molti porti, ma nessuna in quello dove la vita non è dolore.

Esiste allora un senso del dolore? É forse vero come sostiene David Richo che le nostre ferite sono spesso le aperture nella parte migliore e più bella di noi? E, soprattutto, esiste un senso per il dolore innocente?

Innocente è il dolore dei bambini a cui vengono almeno risparmiati quei contorni remoti e sfuggenti che costituiscono la vastità del dolore (Victor Hugo). Innocente è la malattia che banalmente si affaccia alla vita e ne prende il possesso. Innocente è l’incidente che interrompe il quotidiano, imponendo nuovi ritmi e nuove prospettive. Innocente è sorella morte, naturale esito di una qualsiasi esistenza.
Esiste però rifletteva Sofocle una parola che ci libera di tutto il peso e il dolore della vita. E quella parola è amore. Ed è allora con questa parola che vogliamo leggere il dolore, trovandolo anche nei milioni di gesti di chi stanno accanto al dolore degli altri, vegliandone il mistero.

Daniela Taiocchi

 

Scienza e Coscienza

Venerdì 10 giugno 2016 ore 10,30

 

Nell’affrontare il tema del dolore si possono commettere due errori: quello di giustificarlo, ad esempio attraverso una fin troppo facile ed immediata sacralizzazione, e quello di banalizzarlo, ad esempio confondendolo con un semplice fastidio.
In verità l’esperienza del dolore è ciò che con insistenza fa pensare l’uomo. Il dolore «fa pensare»; perché?
Di un tale pensiero verranno sottolineati quelli che ci sembrano essere i tre aspetti essenziali: Il dolore viene percepito e vissuto come un’ingiustizia.
L’ingiustizia del dolore emerge con forza soprattutto in relazione all’altro, all’amato: ciò che risulta insopportabile è il dolore dell’altro, «Non è giusto; perché a lui e non a me?».
Il dolore appartiene all’ordine dell’inevitabile: prima o poi il soggetto si imbatte nell’esperienza del dolore, prima o poi il soggetto è costretto a pensare al dolore.
La riflessione che l’esperienza del dolore attiva non è dunque riducibile ai soli strumenti finalizzati al suo superamento.

Silvano Petrosino

Filosofo e docente dell’università cattolica di Milano, è universalmente noto come uno dei più seri interpreti dell’opera di E. Lèvinas e J. Derrida. Oggetto dei suoi studi sono i legami tra la struttura della razionalità e la dimensione morale dell’agire umano, l’indagine relativa alla struttura dell’esperienza con particolare attenzione al rapporto tra la parola e l’immagine, il tema del luogo e dell’abitare. Petrosino è titolare della cattedra di Teorie della comunicazione presso l’Università Cattolica di Milano. Insegna inoltre Filosofia morale presso l’Università Cattolica di Piacenza, Semiotica del testo giornalistico nell’Alta Scuola in Comunicazioni Sociali sempre alla Cattolica di Milano e Teoria dell’Informazione e della Comunicazione nel Master in Comunicazione Scientifica presso la Facoltà di Farmacia dell’Università Statale di Milano.

Carlo Modonesi

Nato e residente a Milano, svolge i suoi studi al Dipartimento di Bioscienze dell’Università degli Studi di Parma. Biologo di formazione, è specializzato in studi sulla relazione organismo-ambiente. Si occupa di Ecologia umana, ossia dell’impatto umano sugli ecosistemi e delle malattie (umane) ambiente-correlate, con particolare riferimento ai rischi di salute pubblica dovuti alla contaminazione chimica. Insegna Ecologia umana Ambiente e salute all’Università degli Studi di Parma. Svolge attività di advocacy come membro di ISDE Italia (International Society of Doctors for the Environment) – l’Associazione dei Medici per l’Ambiente, di cui coordina a livello nazionale il gruppo di lavoro sui pesticidi. Collabora con varie strutture di ricerca scientifica italiane ed estere. É autore di pubblicazioni scientifiche, oltre che saggi e monografie su temi di salute pubblica, salute ecologica, agricoltura, e altri temi connessi.


Testimonianza

Fiamma Satta

Accettare una malattia cronica, invalidante e progressiva come la Sclerosi Multipla non è facile. Inevitabile è la paura, accentuata dalla misteriosità e imprevedibilità della malattia stessa. Paura che può cogliere anche chi gravita intorno al malato e, per questo, tanto più è lungo il periodo dell’accettazione tanto più è forte il rischio che produca dolore a livello psicologico e danni in ambito familiare-affettivo. L’accettazione può passare anche attraverso la strumentalizzazione della SM, paradigma di disabilità, trasformandola, per esempio, in una lente di ingrandimento per osservare i modi della dilagante inciviltà e combatterli. O in un ascensore che conduce in zone profonde della persona, altrimenti irraggiungibili. In ogni caso, quindi, la malattia è una forma di conoscenza.

Biografia

Fiamma Satta è nata a Roma, dove vive e lavora. Laureata alla Sapienza in Storia Moderna, è giornalista, sceneggiatrice e scrittrice e ha due figli. Voce storica di Radiodue, dal 1987 al 2010 è stata autrice e interprete con F. Visca della fortunata serie quotidiana Fabio e Fiamma. Tra il 2005 e il 2015 ha firmato una rubrica settimanale su Vanity Fair e dal 2011, nel sito della rivista, cura lo spazio di videointerviste Ritorno di Fiamma. Collabora dal 2006 alla La Gazzetta dello Sport e dal 2009 firma la rubrica settimanale Diversamente affabile, diario di un’invalida leggermente arrabbiata e l’omonimo blog nel sito del quotidiano sui temi dell’inciviltà, impegno per il quale è stata nominata nel 2014 “Commendatore al Merito della Repubblica Italiana”.
Ha scritto Rose d’amore per Newton Compton (2007) e Diario con prefazione di Dacia Maraini, Add editore (2012). Co-sceneggiatrice del film di Carlo Verdone Ma che colpa abbiamo noi (2003), nel 1993 le è stata diagnosticata la Sclerosi Multipla.


Il dolore innocente

Venerdì 10 giugno 2016 ore 14,30

 

Di fronte al tema del dolore innocente non c’è alcuna risposta dal punto di vista umano. Bambini che soffrono, guerre che colpiscono i civili. Malattie che attaccano i corpi con accanimento feroce. La nascita di bambini segnati dall’handicap. Di fronte al dolore innocente l’uomo non può che tacere in quanto non ha risposte. Sul piano umano c’è solo il silenzio, dietro cui si nascondono i comportamenti più diversi: la compassione oppure più spesso la paura, a volte persino l’orrore. Gli uomini hanno paura del dolore e della “mutilazione” che l’handicap porta con sé. Solo la fede semmai in qualcosa di più alto dell’uomo consente di superare questa paura, come Francesco d’Assisi che bacia il lebbroso.

Cairlo Sini

Filosofo, nato a Bologna nel 1933. Ha insegnato in diverse università italiane e tenuto corsi e seminari anche negli Stati Uniti, Argentina, Canada, Spagna, Svizzera. Membro per molti anni del Collegium Phaenomenologicum di Perugia, del Direttivo Nazionale della Società Filoso ca Italiana e dell’Institut International de Philosophie di Parigi, è socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Istituto lombardo di scienze e lettere e dell’Archivio Husserl di Lovanio.
Insignito nel 1985 per una sua opera del Premio della Presidenza del Consiglio dello Stato italiano, ha ricevuto nel 2002 la Croce d’onore di I Classe per la Scienza e l’Arte dallo Stato austriaco. Ha collaborato per oltre un decennio alle pagine culturali del Corriere della Sera e collabora tuttora con la Rai, con la Radiotelevisione svizzera, con vari settimanali e testate giornalistiche. Il 7 dicembre 2014 viene premiato dal Comune di Milano con l’Ambrogino d’oro.

Gad Lerner

Gad Lerner è nato a Beirut da una famiglia ebraica. Avvicinatosi al giornalismo grazie all’esperienza di Lotta Continua, ha collaborato a Radio Popolare prima di entrare nella redazione de L’Espresso. Nei primi anni Novanta inizia la sua esperienza televisiva realizzando per la Raitre di Guglielmi due trasmissioni dedicate alla questione settentrionale: Profondo Nord e Milano, Italia. Chiamato da Ezio Mauro a La Stampa come vicedirettore nel 1993, collaborerà successivamente come inviato e editorialista con il Corriere della sera e La Repubblica.
Di nuovo alla Rai con due edizioni di Pinocchio, nel 2000 viene nominato direttore del Tg1 ma pochi mesi dopo rassegna le dimissioni. Nel 2001 partecipa alla fondazione di La7. Ne dirige il telegiornale, vara con Giuliano Ferrara la trasmissione Otto e mezzo, ed ha condotto ogni settimana per dieci anni L’Infedele dal 2002 al 2012. Nella primavera del 2013 ha realizzato sempre su La7 Zeta, la commedia del potere, prima di lasciare l’emittente che aveva contribuito a fondare. E’ presidente del comitato editoriale di Laeffe, televisione del Gruppo Feltrinelli.
Oggi scrive per La Repubblica e Nigrizia.


Testimonianza

Albert Espinosa

Nato a Barcellona nel 1973, è uno scrittore, regista e sceneggiatore spagnolo. A 14 anni gli è stato diagnosticato un osteosarcoma a causa del quale ha subito l’amputazione di una gamba. Le metastasi diffuse nel corpo hanno reso necessarie l’asportazione di un polmone all’età di 16 anni e di parte del fegato a 18 anni. Ha trascorso in totale 10 anni entrando e uscendo dagli ospedali, esperienza da cui ha tratto ispirazione per la sua produzione teatrale, letteraria e cinematogra ca. Laureato in Ingegneria ha sempre coltivato la passione per la scrittura che l’ha portato a scrivere il fortunato libro “Braccialetti rossi”, divenuta poi una serie televisiva molto seguita in diversi paesi. Le sue storie parlano di amicizia e di coraggio tra persone colpite da malattia.


Opportunità e confini della ricerca scientifica

Venerdì 10 giugno 2016 ore 17,00

 

Esistono grandi opportunità che la scienza mette a disposizione dei pazienti per superare le barriere poste dalla malattia e ci sono sperimentazioni in corso che ci portano molto lontano anche in termini di prevenzione.
Ci sono però anche dei limiti sui quali vale la pena riflettere. Limiti che si sono spostati nei diversi periodi storici e che ancora oggi si muovono a seconda della latitudine e longitudine. E limiti che si differenziano tra credenti e non credenti così come cambia l’approccio al dolore.
In questo contesto il dibattito si articola attorno alle possibilità che scienza e tecnica offrono alla cura e ai limiti di intervento della tecnologia nella vita umana, al concetto di dolore come male fisico e al diritto di superarlo e attorno alle terapie del dolore.

Umberto Curi

Filosofo italiano specializzato in Filosofia moderna e contemporanea. Ha diretto per oltre vent’anni la Fondazione culturale “Istituto Gramsci Veneto” ed è stato anche per un decennio membro del Consiglio Direttivo della Biennale di Venezia. Nella sua più matura attività di ricerca, si possono individuare tre fondamentali linee di indagine: la riflessione sul nesso politica-guerra e sulla nozione teoretica di polemos, lungo la linea che congiunge Eraclito a Martin Heidegger; la valorizzazione della narrazione, sia intesa come mythos, sia concepita come opera cinematogra ca; la meditazione su alcuni temi fondamentali dell’interrogazione filosofica, quali l’amore e la morte, il dolore e il destino.

Mons. Angelo Bazzari

Nato a Pecorara (Pc) nel 1943, viene ordinato sacerdote nella diocesi di Bobbio (Pc) e consegue la laurea in Teologia nel 1975. Prima viene nominato coadiutore nella parrocchia di S. Maria Annunciata in Chiesa Rossa a Milano, poi cappellano dell’Ospedale San Giuseppe dei Fatebenefratelli, in seguito viceparroco a Pantigliate e in S. Maria alla Porta a Milano.
Nel 1981 il cardinale Carlo Maria Martini lo chiama a una collaborazione più organica con la Caritas Ambrosiana. Nel 1982 diviene vice direttore della Caritas Ambrosiana e nel 1983 dopo essere stato incardinato nella Diocesi di Milano ne viene nominato direttore, carica che manterrà fino al 1993.
Nel gennaio 1993, il card. Martini, lo nomina suo rappresentante nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione Pro Juventute Don Carlo Gnocchi e nel febbraio ne diviene presidente.
Attualmente ricopre la carica di presidente della Fondazione Don Carlo Gnocchi. In ambito civile è membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Villa Mirabello Onlus, Milano.
In ambito ecclesiale è Membro della Consulta Nazionale Sanità della CEI (Conferenza Episcopale Italiana), del Tavolo della Sanità Nazionale della CEI, del Tavolo della Sanità sempre della CEI.

Vittorio Colombio

Cinquantuno anni, giornalista, dal 2011 è responsabile dell’edizione di Lecco del quotidiano “La Provincia”. In precedenza aveva guidato l’edizione di Varese, nata nel 2005.


Testimonianza

Alessandro Bergonzoni

Comico, attore, scrittore e regista. Nato a Bologna nel 1958 ha frequentato l’Accademia Antoniana e si è laureato in Giurisprudenza. Ha debuttato giovanissimo come attore e autore teatrale, sua principale attività anche se è diventato famoso grazie alla partecipazione a spettacoli televisivi e radiofonici. Dal 2000 ha iniziato una stretta collaborazione con “La casa dei risvegli Luca De Nigris”, associazione che si occupa del risveglio dal coma e della successiva riabilitazione, che lo porterà ad occuparsi sempre di più, negli anni successivi, di malattia e cura, tenendo decine di incontri in ospedali e università. Dalla collaborazione con Riccardo Rodolfi nasce nell’ottobre 2001 “Coma reading” messo in scena all’Arena del Sole di Bologna insieme ad Alessandro Baricco, Pino Cacucci e Gabriele Romagnoli, avvenimento che, visto l’interesse suscitato, porterà anche al Festival della Letteratura di Mantova nel 2002 questa volta insieme a Simona Vinci, Ugo Riccarelli e Gabriele Romagnoli.

 

Il sollievo dalla sofferenza come diritto universale dell’uomo

Sabato 11 giugno 2016 ore 9,00

 

Il dolore è il grande equivoco del sapere sanitario su cui ci si interroga per dare con forza una risposta di azioni che sappiano prendere cura! Tutti ben conoscono quanti volti presenti il dolore che, quale sintomo, è ben noto a tutti e ne rappresenta anche l’equivoco su cui si perde il senso della cura.
La nascita delle cure palliative, fin dal suo esordio, indusse gli operatori e le persone a riflettere sul senso della cura che doveva integrarsi con il prendersi cura delle persone, poiché ben noto è lo sviluppo della sofferenza che nelle fasi avanzate di ogni malattia, specie oncologica, diviene un dolore “totale” che abbraccia l’aspetto fisico, psicologico, sociale, spirituale e relazionale. Le cure palliative mettono al centro proprio questo dolore che costituisce, in quel momento, l’essenza del malato, con l’obiettivo di garantire una vita dignitosa e senza dolore e quindi di offrire la migliore qualità di vita che la malattia permette.
La stessa filosofia deve sottendere alla nuova visione del dolore cronico che contiene nel suo alveo numerose condizioni di malattia che necessitano di una presa in cura complessa, rivolta sia alla cognizione che alla cura del dolore associata alla socialità della persona.
La gestione del dolore legato al trauma è invece di altra natura e vive nella prospettiva del suo esaurimento. Non è tuttavia meno dolore degli altri in quanto spesso costituisce il travaglio verso una vita nuova e diversa da quella vissuta prima del trauma. Questa sessione analizza il dolore e il suo possibile superamento grazie al contributo di professionisti e pensatori che da anni lavorano sul tema.

Vincenzo Valentini

Laureato in medicina e chirurgia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, si è specializzato in radiologia e oncologia. È professore di radioterapia e direttore di radioterapia nella stessa Università e nel dipartimento di oncologia e ematologia della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli di Roma. É stato presidente ESTRO (Società europea dei Radioterapisti Oncologi). Ha focalizzato la sua attività in Oncologia radioterapica, concentrando i suoi interessi sull’ottimizzazione del trattamento radiologico, sull’integrazione tra radioterapia e chirurgia, sull’integrazione tra radioterapia e chemioterapia.

William Raffaeli

É presidente dal 2007 della Fondazione ISAL – Istituto di ricerca sul dolore Onlus di Rimini, si occupa per conto dell’Università degli studi di Parma di formazione del personale medico sulle tecniche interventistiche nella cura del dolore. Fino al 2015 è stato membro del Comitato di esperti del settore della terapia del dolore. Nel 2010 è stato fondatore della società scientifica del Consiglio nazionale Federdolore.

Mons. Francesco Savino

Nato a Bitonto nel 1954, Mons. Savino è ordinato sacerdote nel 1978. Nominato Parroco nella chiesa di Cristo Re Universale di Bitonto, si tuffa con entusiasmo in ogni attività pastorale e apre un centro d’ascolto ed un piccolo centro di accoglienza. Tossicodipendenza, AIDS ed ogni forma di emarginazione sono i suoi interessi. Nominato Parroco Rettore della Parrocchia Santuario Santi Medici, don Ciccio apre un nuovo centro d’ascolto, una casa d’accoglienza per senza fissa dimora, una mensa dei poveri, fonda un’associazione famiglie contro la droga e si occupa anche degli usurati. Nel 1997, mentre avvia i lavori per la Casa Alloggio per malati di AIDS, inaugura il nuovo Progetto della Casa d’Accoglienza, che da ospitalità a donne in difficoltà anche con figli fino a 6 anni. Insegna Pastorale della Carità a Bari. Nel 2007 inaugura un hospice. Il 28 febbraio 2015 viene nominato Vescovo della Diocesi di Cassano all’Ionio.

Emilio Carelli

Laureato in Lettere moderne nel 1975 all’Università Cattolica di Milano è diventato giornalista professionista dopo aver completato gli studi negli Stati Uniti. Nel 1980 diventa inviato giornalistico di Canale 5 e redattore a Notizienotte e a Canale 5 News. Nel 1986 diventa capo della redazione romana di Fininvest. É ideatore e curatore di Ottanta non più Ottanta. Nel 1989 è Vicedirettore della testata Videonews. Nel 1991 è vicedirettore di Studio aperto e partecipa alla fondazione del TG5. Il 1o novembre 2000 lascia il TG5 per diventare direttore responsabile di TGCom. Dal 2002 diventa docente di “Teoria e tecniche dell’informazione on line” all’Università Cattolica di Milano. Dal giugno 2003 al luglio 2011 è direttore responsabile di SkyTG24. Dal 2013 Vicepresidente di Confindustria Radio TV. Dal 2014 Presidente della Fondazione Gigi Ghirotti.


Faccia a Faccia col dolore

Sabato 11 giugno 2016 ore 10,30

 

Il dolore e la sofferenza sono più del dolore fisico. Psicologica, riflessione filosofica e teologica aprono solo qualche varco, offrendo alcune piste da percorrere.
Il senso del dolore, soprattutto per chi lo frequenta quotidianamente stando accanto a chi, anche bambino, vive il tempo faticoso della malattia, rappresenta però una sfida quotidiana e un motivo di continua ricerca.
Quali percorsi e quali riflessioni genera l’esperienza del dolore in coloro che ne sono testimoni?

 

Alberto Giannini

Nato a Milano nel1962. Si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Milano, dove si è poi specializzato in Anestesiologia e Rianimazione. Si è, inoltre, perfezionato in Bioetica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica di Roma. Attualmente è il responsabile della Terapia Intensiva Pediatrica del Policlinico di Milano (IRCCS Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico). É membro del Comitato Scientifico della Fondazione “Cortile dei Gentili”. Nel corso degli anni ha approfondito lo studio di alcuni aspetti etici relativi alla medicina intensiva: le scelte di fine vita, l’allocazione delle risorse, la ricerca su pazienti non “competent”, la donazione d’organo “a cuore fermo”, la presenza dei familiari in terapia intensiva. La sua attività di studio in questi settori è stata accompagnata dalla pubblicazione di numerosi lavori su riviste scientifiche internazionali. É stato coordinatore del Gruppo di studio per la bioetica della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) e di quello della SARNePI (Società Italiana di Anestesia e Rianimazione Pediatrica e Neonatale). É membro dell’editorial board e section editor di “Minerva Anestesiologica”.

Lidia Maggi

è una teologa ed è pastora battista in servizio a Varese. Oltre alla cura delle Chiese a lei af date, si occupa di formazione e di dialogo ecumenico. É responsabile della rivista La Scuola domenicale. Collabora con diverse riviste cattoliche (Rocca, Mosaico di pace, Matrimonio...) e protestanti su temi biblici e di dialogo ecumenico ed interreligioso.

Mauro Marinari

L’Associazione Fabio Sassi è nata nel 1989 per iniziativa del Dottor Mauro Marinari, responsabile allora dell’équipe di cure palliative, e di un gruppo di amici. Lo scopo primario è stato da subito il sostegno all’équipe di medici e infermieri dell’Ospedale di Merate che si occupava di malati terminali, offrendo ai malati e ai loro famigliari un pallium (mantello) che li proteggesse nel difficile viaggio attraverso la malattia e verso il termine della vita.Perché un sostegno anche alla famiglia? Perché il luogo di cura migliore per un malato terminale è la propria casa, dove è circondato dai suoi cari e da tutto quello che ha scelto di avere intorno a sé nella propria vita quotidiana.

Franco Molteni

Esperto in rewalk. Direttore della divisione di medicina riabilitativa dell’ospedale Valduce “Villa Beretta” a Costa Masnaga (Lecco) dove dirige anche il laboratorio di analisi del movimento. Nato nel 1956, si è laureato in medicina nel 1981 e si è specializzato in medicina fisica e riabilitazione nel 1984. Responsabile coordinatore dei progetti di ricerca clinica della Fondazione Valduce Costa Masnaga in collaborazione col CNR, il Politecnico Milano e la fondazione CARIPLO, è consulente fisiatra dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (UILDM) e dell’istituto neurologico ” C. Besta” di Milano.

Alda Pellegri

Nata a Sesto Calende, Alda Pellegri si è laureata in Medicina all’Università degli Studi di Milano e poi specializzata in Neuropsichiatria infantile presso l’Università degli Studi di Pisa, dal 2004 è Presidente dell’Associazione “La Nostra Famiglia”.
Dal 1970 al 1999 è stata Direttore medico dei Centri di Riabilitazione La Nostra Famiglia di Conegliano (Tv), Treviso e S. Donà di Piave e contestualmente ha diretto la scuola regionale di Fisioterapia La Nostra Famiglia di Conegliano e i Corsi di Specializzazione per l’insegnamento ai soggetti disabili in età evolutiva. Dal 1998 è Coordinatrice della Commissione  mista del D.U per  fisioterapisti dell'Università di Padova con sede a Conegliano. Nel campo della ricerca è responsabile dell’Unità operativa di ricerca finalizzata conducendo a diverso titolo ricerche su: «Il trattamento della spasticità in età pediatrica, raffronto fra metodiche medico - chirurgiche» IRCCS Medea; «Agenesia del corpo calloso: indagine genetica molecolare»  IRCSS Medea; «La valutazione dei deficit a carico delle funzioni esecutive del bambino» Università S.I.S.S.A.: Trieste IRCCS Medea; «Paralisi cerebrali infantili distoniche: caratterizzazione clinica neurofisiologia molecolare» IRCCS Medea Polo di Conegliano. È membro della Società Italiana Neuropsichiatria Infantile, della Società Italiana di Medicina Fisica e di Riabilitazione e della Società di Neurofisiologia.


Conclusioni

 

Massimo Bray

Massimo Bray è nato a Lecce, ha studiato a Firenze e vive a Roma. Laureato in Lettere e Filosofia, nel 1991 entra all’Istituto della Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani, come redattore responsabile della sezione di Storia moderna dell’Enciclopedia La Piccola Treccani. Non lascerà più l’Istituto, fino all’elezione al Parlamento: nel 1994 ne diviene il direttore editoriale. Bray è stato anche direttore della rivista edita dalla Fondazione di cultura politica Italianieuropei. Sull’edizione italiana di Huf ngton Post è autore di un blog dedicato all’esperienza della cultura. Alle politiche del 2013 è stato eletto deputato e il 28 aprile 2013 è stato nominato ministro per i Beni, le attività culturali e il turismo. Nel marzo 2015 si è dimesso da parlamentare e ha fatto ritorno all’Istituto della Enciclopedia italiana.

Giovanni Azzone

Giovanni Azzone è nato a Milano nel 1962. Nel 1986 si è laureato in Ingegneria delle Tecnologie Industriali ad Indirizzo Economico-Organizzativo presso il Politecnico di Milano, con la votazione di 100/100 e lode.
è professore ordinario di Sistemi di controllo di gestione dal 1997. É rettore del Politecnico di Milano dal 1 dicembre 2010.
è presidente di Arexpo SpA dal 29 febbraio 2016. Dal 2014 è Presidente della FUAP-Fondazione Universitaria per la formazione delle Amministrazioni Pubbliche e membro dello Swiss Accreditation Council. É membro del Comitato Etico di AssoCunsult-Confindustria e del SIBAC-Seoul International Business Advisory Council dal 2015

Diego Minonzio

Nato a Lecco nel 1964, nel 1989 si è laureato in lettere moderne all’Università degli Studi di Milano con una tesi sulla nascita e l’avvento del fascismo a Lecco, che è stata poi pubblicata; all’ateneo ha anche svolto attività di ricercatore storico. Ha iniziato la sua carriera giornalistica a La Provincia di Como, dove è stato assunto nel 1992. Nel 2006 è passato a Libero, dove, prima con Vittorio Feltri e poi con Maurizio Belpietro, è stato editorialista di costume ed inviato, responsabile delle pagine di cultura, spettacoli e sport e poi anche capocronista di Milano e Lombardia.
Dal luglio 2011 è direttore de La Provincia di Como, Lecco e Sondrio.

 

Promotori, partner e sponsor

 

La Provincia di Lecco

Il quotidiano “La Provincia di Lecco” è nato nel 1988, ma già da un secolo l’omonima testata comasca raccontava ogni giorno anche il territorio lecchese.
Da 28 anni in edicola, il giornale ha sviluppato nell’ultimo decennio una ricca sezione web, con un portale multimediale particolarmente attento al dialogo con i lettori.
Molto legata al territorio, la testata promuove dal 2014 l’iniziativa “Le Primavere di Lecco”, che ha portato in città grandi personaggi della cultura, dell’economia e dello spettacolo. Sostiene e collabora attivamente al Premio Internazionale Alessandro Manzoni al Romanzo Storico e al festival Leggermente, che ogni anno vede arrivare a Lecco decine di scrittori e coinvolge 15mila studenti.

 

Fondazione della provincia di Lecco

Costituita nel 1999 come Fondazione della provincia di Lecco per iniziativa della Fondazione Cariplo, divenendo la prima fondazione comunitaria in Italia, ha assunto la nuova denominazione nel mese di aprile 2016.
È amministrata da un Consiglio di Amministrazione designato da un Comitato espressione delle principali Istituzioni locali.
Opera come fondazione erogativa in ambito sociale, ambientale, artistico-culturale, promuovendo anche iniziative dirette di particolare rilevanza (due strutture di housing sociale, mostre d’arte, progetto Unesco – siti medievali benedettini)
Coltivando la “cultura del dono”, ha sistematicamente coinvolto il territorio lecchese nel cofinanziamento dei progetti, divenendo strutturalmente fattore di promozione di un vero e proprio Welfare di comunità, partecipato, plurale e generativo.

Politecnico - Polo territoriale di Lecco

Luogo simbolico per ospitare gli incontri sarà il Politecnico di Milano Polo territoriale di Lecco che è luogo di ricerca e di studio di una città che conta diverse eccellenze proprio sul tema della riabilitazione e della cura.
Il Polo territoriale di Lecco nasce nel 1989 dalla volontà di sostenere la crescita del territorio attraverso la ricerca e lo sviluppo tecnologico. Il Polo coniuga l’eccellenza del Politecnico di Milano, la più importante università tecnica italiana, con le caratteristiche e le esigenze di una specifica area industriale.
La costruzione del campus universitario è stato un intervento strategico voluto dall’intera comunità, strettamente legato al contesto locale ma con una forte apertura internazionale.
La presenza di corsi di Laurea Magistrale in inglese ha favorito la crescita di una nutrita comunità internazionale di studenti che vive e studia a Lecco.
Il campus copre una super cie di 40.000 mq dedicati a didattica, laboratori e servizi al territorio.
Completano l’intervento la residenza universitaria “A. Loos” che rende il Polo di Lecco uno dei primi esempi italiani di campus in stile anglosassone e il centro di ricerca del CNR con laboratori e centri di competenza che lavorano su tematiche di particolare interesse per il territorio.